ARTICOLI SUI ROTOLI DI QUMRAM E LA SETTA DEGLI ESSENI

martedì 5 maggio 2009

QUMRAN E GLI SCRITTI NEOTESTAMENTARI

QUMRAN E GLI SCRITTI NEOTESTAMENTARI
I manoscritti del Mar Morto hanno dato vita a molte ipotesi, fantasie e reazioni, in particolare per quanto riguarda la loro relazione con il NT, il cristianesimo delle origini e la figura di Gesù.

Fin dai primi studi, e in molti casi ancor oggi, si sono volute trovare strette coincidenze tra i manoscritti e i libri del NT, arrivando a considerare gli abitanti di Qumran dei cristiani. Spesso queste tesi sono ardite e non corrette, ricordiamo che negli scritti Gesù non è mai citato, come nessun altro personaggio proprio del NT. Forse qualche opera essena ha influenzato indirettamente gli scrittori cristiani, probabilmente, visto il ristretto ambiente geografico, vi sarà stato qualche contatto tra le due comunità. Ma i reciproci comportamenti restano distinti, come le letterature prodotte.

Gli autori più corretti hanno cercato di spiegare i dati oggettivi, come le somiglianze tra Giovanni e i componenti della comunità, tra Gesù e la figura del maestro di giustizia, la struttura comunitaria (diretta da 12 membri), le forme del culto, gli usi, la dottrina e l’interpretazione delle Scritture. Gli elementi comuni, presenti tra cristianesimo e Qumran, sono da ritrovare nella comune radice giudaica.

Le grotte del Mar Morto hanno conservato un notevole numero di opere ebraiche anteriori al 70 d.C., materiale di singolare importanza poiché documentano, direttamente in ebraico, la letteratura giudaica intertestamentale. I codici ritrovati sono: testi o frammenti di libri biblici, libri apocrifi o pseudoepigrafi dell’AT e testi nuovi riguardanti la teologia giudaica, in particolare essena, caratterizzati da una forte unità ideologica.

IL PERIODO
Osservando il lungo periodo in cui si sviluppa la comunità di Qumran è utile dare uno sguardo sommario alla situazione storica. Dal 400 a.C. in poi divenne fede comune tra gli ebrei l’osservanza della Torah, il libro capace di distinguerli da tutte le nazioni e tenerli uniti nella perdita dell’indipendenza.

La religione nazionale si sviluppa in due direzione una universalista l’altra personale, a causa di due fattori: la fine della monarchia e la trasformazione della nazione in una congregazione santa, la perdita dell’indipendenza politica ebbe una grande valenza religiosa e culturale.

Il servizio cultuale nel tempio di Gerusalemme era dalla grande maggioranza considerato essenziale in osservanza della legge, studio ed opere divengono sempre più la religione personale, nasce la necessità di specificare ed istituzionalizzare tutte le pratiche e i riti, ogni atto doveva alimentare la speranza di una rinascita nazionale con la restaurazione del regno di David.

Nel 165 a.C. la rivolta dei Maccabei portò, sotto la guida di Giuda, alla riconquista di Gerusalemme riacquistando la libertà religiosa perduta. Nel 161 a.C. Giuda fu ucciso e sostituito da Gionata che nel 153 a.C. entrò vittorioso a Gerusalemme e vi indosso le vesti del sommo sacerdote per celebrare la festa dei Tabernacoli. Nel 142 a.C. divenne monarca Simone, fratello di Giuda liberando totalmente Gerusalemme; nello stesso anno il popolo conferì a lui e ai suoi eredi l’autorità di sommi sacerdoti, iniziando così la dinastia degli Asmonei (dal 142 al 37 a.C.).

Dopo la morte violenta di Simone gli succedette Giovanni Ircano (135-104 a.C.), il quale restaurò il regno, assoggettò i Samaritani distruggendo il loro tempio, vinse gli Idumei convertendoli con la forza e rase al suolo la città greca di Samaria.

Il successore fu il figlio Aristobulo (104-103 a.C.) il primo a ricoprire il titolo di re, alla sua morte la vedova ne sposò il fratello Alessandro Ianneo (103-76 a.C.) sommo sacerdote e re bellicoso. I Farisei per reazione chiesero l’intervento di Demetrio III Eucherio nell’88 a.C. Dal 77 al 67 a.C. il regno è retto da Salomè Alessandra in qualità di regina e dal figlio Ircano II quale sommo sacerdote. Alla morte della regina Alessandra il figlio Aristobulo II caccia dal trono il fratello.

L’intervento di Antipatro, padre di Erode il grande, ridiede il regno ad Ercano II: a questo punto i due fratelli chiesero l’intervento dei romani. Nel 63 a.C. Gabinio e poi Pompeo, sentite le parti, assediarono Gerusalemme e dopo tre mesi vi entrarono assoggettando lo stato ebraico. L’invasione dei Parti, accolti come liberatori dal popolo, portò sul trono Antigono (40-37 a.C.) ultimo dei re sacerdoti Asmonei, il suo governo preparò l’ascesa di Erode il grande (37-4 a.C.); a cui seguì un periodo di apparente tranquillità durante tutta la dinastia erodiana.

Preso in mano il potere direttamente dai romani, la situazione degenerò nuovamente nel 66 d.C., Eleazaro capo degli oppositori di Roma fece sospendere i riti in favore dell’imperatore e scatenò la rivolta, aiutato da Menahen capo dei Zeloti. Le due fazioni alla fine si scontrarono. Un primo epilogo si ebbe nel 70 d.C. con la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio; la fine si realizzò nel 132-135 d.C., causa la decisione romana di imporre il culto di Giove capitolino e la contemporanea attesa messianica di un gruppo di ebrei.

La rivolta era guidata da Simone Bar-Kosba, considerato il messia, la lotta durò più di tre anni fino alla morte di questi ad opera dei romani nei pressi di Gerusalemme. Questi avvenimenti segnarono la divisione definitiva tra Chiesa e Sinagoga, il dramma delle comunità ebreo cristiane considerate alla stregua di una setta sia dai vescovi che dai rabbini, inoltre il passaggio dal culto del Tempio a quello retto dai maestri della legge nelle sinagoghe. In questo lungo periodo storico si inserisce lo sviluppo di Qumran.



QUMRAN

Il luogo

Viene chiamata Qumran la regione rivierasca nord-occidentale del Mar Morto. Tale nome è sconosciuto nella storia biblica, vetero e neo testamentaria, il suo interesse biblico è indiretto e si fonda sulle scoperte archeologiche delle rovine di Hirbet Qumran.

Questa località si trova 2 km ad ovest del Mar Morto , circa 12 Km a sud di Gerico e a nord della città di Engaddi.

Le rovine, con cimitero attiguo, corrispondono alle installazioni centrali della comunità, sparse nei dintorni del deserto di Giuda, la struttura corrisponde a quella abitativa di un monastero collettivo. Il complesso di costruzioni è di circa 80x80 m; la costruzione principale rettangolare, corrisponde alla parte nord-est di tutto il complesso. Il questo corpo principale si trova una torre o fortezza di due piani, a sud della torre c’erano le abitazioni ed accanto lo scriptorium. A nord si trovava la cucina con i laboratori e i servizi igienici. Fuori dall’edificio principale, verso sud, si trovava la sala delle riunioni della comunità.

In posizione sud-est c’era la zona artigianale dove la comunità lavorava e produceva gli strumenti necessari alla propria sopravvivenza, importante il complesso sistema idraulico con le cisterne collegate.

Un altro villaggio si può individuare ad Ain- Feshah, 2 km a sud di Qumran, forse installazione accessoria e dipendente dalla zona principale formato da un edificio centrale con due cortili e piccole costruzioni di supporto.



La comunità

Si entrava nella comunità in seguito ad un esame e dopo un duplice periodo di prova, di uno e di due anni. Il nuovo membro faceva cessione di tutti i propri beni alla comunità, giurava obbedienza alla regola e ai suoi superiori, dichiarava di separarsi dagli uomini iniqui, di vivere nella verità, nella giustizia e nella carità.

I membri dovevano praticare abluzioni quotidiane, indossare vesti di lino bianco, cibarsi soltanto di ortaggi, osservare riti di purità in modo scrupoloso, in particolare dovevano partecipare ai pasti comuni, pregare in comunità ad orari regolari e in alcuni giorni sacri.

Gli aderenti alla comunità, rigorosamente maschile, era divisa in tre categorie: sacerdoti, leviti e laici. Diretti da una guida, il Mebagger, al di sotto del quale vi era un consiglio, una sorta di capitolo di 12 componenti, capace di trattare tutti gli affari importanti, in particolare le sanzioni da infliggere ai membri che mancavano alla regola.

Oltre alla comunità propriamente detta c’erano dei solitari estremamente ascetici. Più lontano dal Mar Morto c’erano probabilmente comunità costituite da una forma di terziari, che vivevano nel mondo attenendosi il più possibile alla regola.

La spiritualità della comunità era elevata, la possiamo conoscere attraverso i testi ritrovati nelle grotte, quali la regola della comunità o il manuale di disciplina, oltre ai salmi della nuova alleanza, la guerra dei figli della luce e dei figli delle tenebre, e molti altri testi.

Intorno al 150 a.C. si rende evidente come la resistenza all’ellenismo, organizzata dal popolo, aveva perso il carattere di guerra santa, i discendenti dei Maccabei stavano scivolando verso il compromesso con i costumi degli altri popoli, un certo numero di Hassidim (pii) non si accontentarono più dell’opposizione dottrinale, quasi passiva, nella quale andavano chiudendosi i Farisei: decisero di ritornare nel deserto alle origini di Israele.

Questo piccolo gruppo fervente si rifaceva ad un personaggio misterioso detto maestro di giustizia, nella solitudine del Mar Morto gli eletti di Dio dedicavano la loro vita a studiare ed osservare la legge. In un periodo non chiaro una crisi violenta scoppiò tra il giudaismo ufficiale ed i monaci del deserto, un maestro della comunità fu giustiziato (forse sotto Giovanni Ircano), alcuni componenti scapparono a Damasco facendo ritorno a Qumran intorno al 68 a.C.

Distanti dal resto del popolo, indifferenti alla politica, formarono delle comunità monastiche chiuse al mondo esterno; Qumran era forse la casa madre di una forma di ordine religioso con comunità più piccole dirette da un sacerdote. Vi era una forte spiritualità in linea con il più rigido rispetto dell’insegnamento mosaico seguendo totalmente la Torah.

E’ difficile valutare il posto esatto occupato dagli Esseni nella vita religiosa ebraica, tale movimento si sviluppa in un ambiente propriamente ebraico e sacerdotale, con l’obiettivo di custodire la vera tradizione di Israele, ciò contrastava col pensiero più diffuso in Israele secondo cui ogni fedele si salvava nell’ambito del popolo eletto.



I rotoli

Dopo la scoperta dei primi manoscritti fu avanzata l’ipotesi che la grotta 1 fosse una ghemizah (ripostiglio dove venivano depositati i manoscritti dei libri sacri non più utilizzabili), mentre nella grotta 4 i rotoli sono risultati depositati casualmente, forse a causa della fretta per la fuga.

I rotoli rappresentano una particolare eccezione. Mentre gli scritti dei popoli del medio oriente antico, sono giunti fino a noi in gran parte o esclusivamente su tavole di argilla o di pietra, la cui antichità è superiore a quella dei rotoli, tuttavia in lingue morte e disperse, l’idioma dei testi del Mar Morto è vivo ed attuale, capace di raccontare un’epoca della storia del popolo d’Israele, dove convissero la grande diaspora e la nascita del cristianesimo.

Altro aspetto riguarda il supporto utilizzato per scrivere; l’uso del papiro è raro, poiché proveniva principalmente dall’Egitto o dai laghi della Galilea settentrionale, il materiale più comune è il cuoio, di pelli di capra o di pecora, lavorato secondo la norma utilizzata anche successivamente per preparare i codici come indicato dal Talmud. Gli scritti in ebraico sono suddivisi in una serie di colonne segnate da margini, ogni pelle contiene tre o quattro colonne , giunti al margine le parole vengono rimandate a capo senza alcun segno, in qualunque punto della parola ci si trovi.

I libri della Tenak sono tutti presenti, in vari frammenti più o meno grandi, tranne il libro di Ester, il libro più presente è quello di Isaia, altri testi diffusi sono i Salmi, i dodici profeti minori e il libro di Samuele. Dei libri presenti nel canone cattolico si trovano molti frammenti, quali Daniele e l’Ecclesiastico (noti prevalentemente in greco), oltre a frammenti in aramaico di Tobia.

Molti gli scritti caratteristici della comunità, le norme fondamentali, l’interpretazione della bibbia, la visione del mondo a loro contemporaneo: una visione di solitari che non amavano la solitudine, scelta per mantenere l’indipendenza nei confronti della situazione politica, sociale e religiosa contemporanea, manifestando il loro estremo dissenso in preparazione di un’era nuova.

Le opere più importanti recuperate sono: la regola della comunità, la raccolta della di benedizioni, la regola dell’assemblea, la regola della guerra, gli inni, il rotolo del Tempio e il Targum di Giobbe. Testi più piccoli, non di minore importanza sono: il salterio della comunità, il libro dei misteri, le parole dei grandi luminari, le parole di Mosè, la preghiera per l’olocausto del Sabato, le preghiere liturgiche, il testo sulla nuova Gerusalemme, il poema sulla danna, gli oroscopi, il testo di Melchisedec, i commenti ad Isaia ed ai profeti minori. In ultimo annotiamo gli apocrifi e gli pseudo epigrafi dell’AT, testi antichi noti e diffusi anche se non presenti nella Tenak, ne nel canone cattolico: il libro dei Giubilei, il libro di Enoc, i testamenti dei dodici patriarchi.



IL CONFRONTO

Il clamore maggiore intorno al ritrovamento dei rotoli riguarda la relazione con i testi del NT e il cristianesimo delle origini, inclusa la figura di Gesù. Fin dall’inizio della scoperta e dei successivi studi, alcuni hanno cercato uno stretto legame con i testi del NT, arrivando ad ipotizzare una stesura cristiana dei rotoli, per uno studioso serio queste ipotesi sono a dir poco fantasiose, se non forzate, negano le chiare differenze tra i due gruppi, il loro sviluppo e le loro letterature.

E’ valido domandarsi se ci siano stati influssi di Qumran sul cristianesimo primitivo, in che modo si sono espressi, quali frutti hanno prodotto eventualmente. Nel confrontare le due realtà serve evitare almeno due errori: introdurre in modo forzato nei testi del Mar Morto le idee proprie del NT; attribuire ad un’influenza diretta di Qumran ogni somiglianza, spiegabile con la tradizione ebraica comune a tutti i movimenti religiosi dell’epoca.

Da quanto detto si cercherà di elencare alcuni punti di contatto tra i due fenomeni, riguardanti i personaggi, i riti, la letteratura, la dottrina, cercando di annotare somiglianze e divergenze.



I Personaggi

Il Maestro

Il maestro di giustizia, dei rotoli, spiritualmente è una personalità eccezionale, anche se non conosciamo il suo nome, se sia stato il fondatore o solo il riorganizzatore della comunità, i manoscritti lo pongono come autorità al di sopra di tutti i Rabbini, come unico maestro, cosciente della propria missione applica a se stesso i passi di Isaia relativi al Servo di YHWH.

Nel NT i passi riguardanti il Servo del Signore sono rivolti a Gesù, rappresentano la prova profetica riguardo la morte salvifica del Messia. La dottrina della morte salvifica è assente nella letteratura di Qumran. Il fatto che il maestro di giustizia sia considerato un profeta, capace di completare tutta la tradizione profetica lo avvicina alla figura di Gesù, il quale si è presentato come l’unico maestro. Il parallelismo è più marcato se si considera il valore salvifico attribuito alla fede nel maestro di giustizia; tuttavia questa fede non può essere paragonata a quella in Cristo, capace di giustificare e salvare, poiché i qumraniti non credevano alla persona del maestro di giustizia per essere salvati, solo nell’interpretazione della Legge.

Altre analogie non mancano: entrambi si sentono inviati da Dio e mossi dal suo Spirito, annunciano la fine prossima, la gratuità misericordiosa di Dio, subiscono l’ostilità dei sacerdoti di Gerusalemme, fondano una comunità e la dirigono.

Le differenze sono molto più marcate: il maestro di giustizia non ha la consapevolezza messianica espressa da Gesù, la differenza più vistosa è nella valutazione della persecuzione, il maestro di giustizia non attribuisce alcun valore salvifico alle sue sofferenze, non risorge e non torna alla fine dei tempi, al contrario del Cristo. Le differenze sono numerose e profonde da far escludere ogni contatto tra i due, se il maestro avesse conosciuto il messaggio di Gesù, forse, lo avrebbe considerato come una bestemmia.



Giovanni il Battista

Per questi le possibilità di contatto con Qumran sono maggiori. La vicinanza geografica tra i rispettivi luoghi d’azione pone il problema della loro relazione. Entrambi attribuivano molta importanza ai bagni rituali, invitavano i peccatori alla penitenza, cercando di radunare la comunità per la salvezza finale. L’insolito cibo del Battista si può spiegare come una reminiscenza del periodo di vita svolto tra i qumraniti, che allevavano api e si nutrivano di cavallette, oppure come la conseguenza del voto fatto nell’entrare nella comunità di mangiare soltanto vivande preparate nel convento.

L’appartenenza di Giovanni agli Esseni non è certa, da notare la differenza tra il suo battesimo unico e pubblico e le immersioni rituali continue degli Esseni, o l’universalità del suo appello e la loro chiusa riservatezza.



Melchisedek

Una figura dell’AT citata nei testi del Mar Morto è Melchisedek il sacerdote, presente anche nella lettera agli Ebrei. In un testo della grotta 11 questi è descritto come un angelo che proclama la libertà, esercita la funzione di giudice e si vendica del male, sottolineando la sua condizione sovrumana, la sua attività celeste nell’ambito dell’assemblea divina e la salvezza accordata da lui ai giusti. Tuttavia nel brano di Qumran e nella lettera agli Ebrei il valore dato al re-sacerdote di Salem non è lo stesso



Gli scritti

I Vangeli

Tra i sinottici e i rotoli non sembra ci siano importanti somiglianze di carattere letterario, alcuni detti di Gesù vi si ricollegano in qualche misura. Sono invece numerose le affinità con il Vangelo di Giovanni, negli scritti di Qumran ricorrono le espressioni “figli della luce”, “opera la verità”, “spirito di verità”. Anche nel Vangelo si trovano i dualismi tipici di Qumran: verità-menzogna, luce-tenebre, spirito-carne. Sostanziali sono le differenze, gli Esseni descrivono luce e tenebre in lotta, Giovanni annuncia la vittoria di Gesù sulle tenebre, la tematica è la stessa però i primi sono ancora in attesa il secondo testimonia l’evento realizzato.



Paolo

Paolo presenta alcune analogie con Qumran, innanzitutto il termine “mistero” che indica la rivelazione della verità divina agli eletti; in un solo passo 2 Cor 6,14-18 sono stati rilevati ben sette punti di contatto con gli scritti del Mar Morto: l’opposizione tra luce e tenebre, l’allusione a Belial (eufemismo per idolo o satana, unica menzione nel NT mentre è ricorrente nei rotoli), l’opposizione agli idoli, l’identificazione della comunità con il tempio, i privilegi riservati al popolo di Dio, il dovere dell’isolamento, il divieto di toccare l’impuro. Paolo e Qumran concordano nel supporre l’uomo colpevole ed incapace di raggiungere la salvezza con le sole sue forze, ma questi ultimi non conoscono la dottrina paolina della giustificazione per grazia e altra non conoscenza è la dottrina secondo la quale il peccato viene giustificato fin d’ora attraverso la fede.



Lettera agli Ebrei

L’epistola parla molto del Tempio di Gerusalemme, del deserto del popolo di Dio, il contenuto ha poco del culto del Tempio o quello sinagogale forse i destinatari erano un gruppo di origine ebraica, non identificato, di fede cristiana probabilmente non ortodossa secondo l’idea dell’autore. I destinatari della lettera sono il grande interrogativo, sembra quasi che per questi siano difficili le dottrine della Chiesa nascente, in particolare la fede in Cristo, potrebbe trattarsi di un gruppo ebraico religioso costituito vicino alla Chiesa primitiva magari in fase di conversione e forse in contatto con Qumran, di questa ipotesi non si hanno testimonianze quindi le conclusioni sarebbero poco attendibili.

Nella lettera ci sono diversi elementi da mettere in relazione con il movimento del Mar Morto, si tratta di elementi non esclusivi in quanto largamente presenti nell’ambiente culturale e religioso di Israele facile a molteplici interpretazioni.



Gli usi

In molti parlano di elementi d’uso in comune tra la comunità cristiana delle origini e quella dei monaci del Mar Morto, tali usi riguardanti i comportamenti e la pratica di vita possono essere esteriormente simili, attraverso un’attenta analisi si notano le notevoli distinzioni. Di seguito vengono elencati alcuni di questi casi.



Comunità e Chiesa

Come i membri di Qumran anche i primi cristiani vivevano in comunione di beni, consumavano i pasti in comune e praticavano la correzione ecclesiastica. Anche le guide delle prime comunità hanno attribuzioni simili all’ispettore di Qumran, capace di presiedere le riunioni ed amministrare i beni. La comunità di Gerusalemme si differenzia poiché non forma un gruppo chiuso, la comunione dei beni era libera e le donne vi ricoprivano un ruolo rilevante.



Bagno lustrale e Battesimo

I qumraniti attribuivano grande importanza al bagno rituale per liberarsi dalle impurità legali anche involontarie, differente è il battesimo dove il suo effetto è dono di Dio, il rito è iniziale per essere introdotti pienamente nella comunità, deve essere amministrato da un ministro ed è unico.



Pasto comunitario ed Eucarestia

Insistentemente il banchetto comunitario è stato messo in relazione con l’Eucarestia, indubbiamente il banchetto aveva un ruolo di sacralità (essenzialmente costituito da pane e vino dolce), ma era riservato ai soli membri effettivi. La celebrazione eucaristica opera una totale intimità con il Messia, realizzando le promesse escatologiche. Entrambi i riti trovano la loro origine nei pasti comuni che i Giudei consideravano un’azione religiosa, preceduti dalla benedizione del pane e del vino e seguiti da un ringraziamento.



Il calendario

Nell’epoca intertestamentale il calendario usato non era unico, si possono individuare almeno due calendari: solare ed il luni-solare. Forse a Qumran utilizzavano un ulteriore calendario, le differenze temporali presenti nei Vangeli sono riconducibili in parte ai due calendari maggiori ed alla necessità letteraria dei testi, difficilmente al calendario della comunità forse sconosciuto all’esterno.



Il matrimonio

Nella tradizione cristiana l’indissolubilità del matrimonio è chiara e contrasta con la versione del ripudio del mondo giudaico. Nella comunità del Mar Morto non solo si escludeva il ripudio anche le seconde nozze erano rifiutate; in questo c’è un certa concordanza tra le due comunità, forse dovuta ad una nuova sensibilità etica nell’ambiente del tempo.



La dottrina

Le linee del pensiero e della vita quotidiana emersi dai testi delle grotte, indicano un insieme di concezioni fondamentali da applicare ad una vita rigorosa. La dottrina e la vita del gruppo si fondano soprattutto su dati biblici, dunque ritrovando molti elementi in comune con altri gruppi giudaici del periodo.

Aspetto specifico del pensiero di Qumran è quello di unire l’intensa coscienza della vicinanza degli ultimi giorni con l’adeguare la condotta di vita ai più rigidi precetti della legge. Se il giudaismo rabbinico mostra grande impegno nel rispetto della legge e il cristianesimo delle origini pone l’accento sull’avvenimento escatologico, Qumran vive intensamente entrambe le opzioni.

E’ complicato presentare una visione completa di un pensiero mai esposto in modo sintetico nei testi, si faranno di seguito solo brevi accenni.



La predestinazione

“La regola della comunità” presenta un’elaborata teologia della predestinazione applicata alla storia e al comportamento umano, da Dio procedono tutte le azioni umane secondo un piano ben stabilito, dal male derivano tutti gli errori umani. Si teorizza la definizione a priori di Dio del corso della storia.



L’aldilà

I corpi sono corruttibili, mentre le anime immortali vivono in eterno, scendono dall’alto e sono imprigionate nei corpi, sciolte dai vincoli tornano verso l’alto dove vivono nella grande pace del Signore, fino, forse, alla resurrezione fisica.



Le due vie

Sono quella della luce e quella delle tenebre (bene e male), tutto l’universo è coinvolto in questa dualità, sotto il fermo controllo di Dio. La lotta tra le due parti terminerà solo quando Dio verrà nel giudizio finale.



La comunità della nuova alleanza

Con un resto del suo popolo Dio ha stretto una nuova alleanza, con il vero Israele prospererà l’albero della giustizia e della fedeltà. Il gruppo realizzava una vera vita comunitaria richiamandosi alla struttura dell’Israele biblico, durante il cammino nel deserto, perpetuando gli aspetti tribali e tradizionali.



Il culto

La comunità probabilmente non offriva sacrifici animali, innalzava preghiere e lodi come sacrifici delle labbra rivolti al Creatore.



L’Escaton

Alla fine della storia, a cui i componenti della comunità si stavano preparando con l’ubbidienza ai precetti di Dio, Il Signore farà la sua venuta, invierà le grandi guide del futuro: un profeta e due messia (quello davidico e quello sacerdotale) per la definitiva vittoria sulle forze del male. L’idea di una guida secolare e una spirituale per i tempi finali è presente in vari testi della comunità.

Dopo la guerra finale ci sarà la resurrezione dei morti, una nuova comunione con Dio e gli angeli, in una nuova Gerusalemme dove avrà sede un nuovo tempio del Signore purificato e legittimo.



La scrittura

La coscienza profonda e l’impegno richiesti dalla nuova alleanza, sono collegati all’interpretazione della Scrittura, lo studio della Legge era fondamentale a Qumran, dallo studio la comunità trovava gli elementi chiave del proprio pensiero e della condotta. L’interpretazione della Scrittura non solo rivelava l’arrivo degli ultimi giorni, indicava le norme particolari da seguire per i membri della nuova alleanza durante il tempo della malvagità. Gli insegnamenti della Torah erano stati rivelati e la loro autorità assoluta era fuori discussione.



Un problema (il frammento della grotta 7)

Negli anni 70 un gesuita spagnolo (J.O. Callaghan) volle dimostrare la presenza in piccoli frammenti in greco di testi del NT. Se nelle grotte del Mar Morto vi erano documenti neo testamentari ciò poteva indicare la presenza di cristiani presso la comunità, di conseguenza la necessità di nuove datazioni degli scritti cristiani.

Tale ipotesi non ha avuto un grande successo, in particolare quella legata al frammento 7Q5 confrontato con Mc 6,52-53, il testo è troppo breve, l’analisi poco chiara per avere la certezza di una corrispondenza. Si deve a tutt’oggi, nonostante i numerosi tentativi, escludere una presenza di testi cristiani nelle grotte.



Le numerose discordanze tra la comunità di Qumran e quella del Nazareno portano alla seguente conclusione: in cristianesimo è un fatto religioso originale. La novità del cristianesimo non è il prodotto di uno sviluppo posteriore, parte dalla persona e dall’insegnamento di Gesù. Resta esclusa qualsiasi filiazione del cristianesimo primitivo da Qumran.

Fra i due movimenti religiosi esistono delle somiglianze di fondo e di forma, spiegabili con l’origine dal medesimo ambiente giudaico. Nella predicazione di Gesù non vi è nulla specificatamente esseno, anzi molti tratti, a lui essenziali, sono contrari al pensiero di Qumran.

Forse nell’organizzazione della Chiesa di Gerusalemme o nella formulazione del pensiero paolino e giovanneo alcuni elementi si incontrano, facendo ipotizzare la conoscenza del pensiero del Mar Morto, tali influenze sono sempre secondarie e marginali. A Qumran non vi è nulla corrispondente o preparatorio alla cristologia del NT, punto essenziale del messaggio cristiano.

Fraternamente in Cristo

wontolla rsproject@libero.it

http://www.geocities.com/zio_zeb2001/b3.html

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